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SIBILLINI REBIRTH, IL TERZO ANELLO
Pubblicato il 4/12/2021 da Regione Marche - Outdoor Team


Il terzo e ultimo anello di Sibillini Rebirth è un affascinante viaggio nel cuore dei Monti Sibillini, alla scoperta di piccoli borghi montani immersi nella natura selvaggia e rigogliosa. Il percorso di 71 km è particolarmente indicato per bici gravel poiché si sviluppa su fondo misto composto da sterrato, ghiaia e asfalto, ha un dislivello di 1409 metri ed è di moderata difficoltà.


Alla scoperta dei borghi incantati nel cuore dei Sibillini



Archivio Foto Regione Marche


L’itinerario parte da uno dei Borghi più belli d’Italia, l’incantevole centro montano di Visso che viene definito “perla” dei Monti Sibillini. Fondata dai Romani, la cittadina è situata in una conca circondata da ripide montagne boscose e posta alla confluenza di cinque corsi d’acqua. Visso è la sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un punto di partenza ideale per scoprire l’ambiente aspro delle montagne circostanti; è inoltre punto di congiunzione con il secondo anello di Sibillini Rebirth. In questa zona si è completamente immersi nella natura e si possono praticare innumerevoli attività all’aria aperta: trekking, mountain bike, pesca, passeggiate tra i boschi e non mancano lo sport sulla neve nei mesi invernali.

Allontanandoci dall’abitato di Visso pedaliamo verso le spettacolari Gole della Valnerina, scavate dalle acque del Nera e delimitate da pareti calcaree strapiombanti.


Il tracciato segue il corso del Nera, affluente del fiume Tevere che nasce sui Monti Sibillini, e attraversa un territorio costellato di piccoli borghi incastonati nella natura selvaggia e rigogliosa. Immersi in un luogo magico degno di una fiaba, pedaliamo affrontando il tortuoso saliscendi che ci porta a superare più volte i mille metri di altitudine incrociando le frazioni di Fematre e Riofreddo.

Proseguiamo il nostro viaggio perdendo quota ed entrando nel comune di Serravalle di Chienti, accanto a noi un bellissimo bosco di quercia e cerro. La “Selva”, così è chiamata questa porzione di territorio che si estende per alcuni ettari, è una preziosa testimonianza del caratteristico paesaggio appenninico che si poteva ammirare in passato, sostituito poi dalle coltivazioni. 


Archivio Foto Regione Marche


Una sosta consigliata al Santuario della Madonna del Piano, eretto agli inizi del ‘500 e decorato internamente con affreschi datati 1520-1523, poi superiamo la frazione di Cesi fino a raggiungere gli Altopiani di Colfiorito, situati sullo spartiacque dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Punto nodale di comunicazione tra il Mare Adriatico e il Mar Tirreno fin dalla preistoria, la zona fu poi occupata dai Romani.

Continuando la pedalata sulla linea di confine tra Marche e Umbria raggiungiamo l’Altopiano Plestino fino ad avvistare un’isolata costruzione in pietra: davanti a noi si erge la chiesa di Santa Maria di Pistia situata in una zona che fin dal VI secolo a.C. fu sede di insediamenti sacri. L’affascinante leggenda che collega l’edificazione della chiesa al passaggio degli apostoli Pietro e Paolo nella città di Plestia ne evidenzia le origini antichissime, infatti proprio sotto la pavimentazione sono stati rinvenuti resti archeologici dell’antico municipio romano riconducibili a un edificio pubblico del I secolo a.C.


Superata l’area archeologica di Plestia riprendiamo la salita per andare a toccare l’altitudine massima prevista dal percorso e successivamente pedalare in discesa verso Monte Cavallo. Siamo giunti in uno dei comuni più piccoli della provincia di Macerata, dal tipico aspetto medievale e circondato da un paesaggio da favola caratterizzato da boschi ad alto fusto. 

Poco distante dal tracciato dell’anello, a 1327 metri di altezza si possono ammirare i ruderi dell’Eremo della Romita. Sorta in un luogo molto suggestivo e circondata da faggi secolari e aceri, la chiesa risultava già antica nel 1138 secondo la documentazione storica a noi giunta. 

Allontanandoci da Monte Cavallo incontriamo la Chiesa di San Benedetto, un tempo abbazia benedettina, e la Pieve di Sant’Oreste, divenuta tale nel XV secolo ma già esistente nel 1189 e denominata chiesa di Santa Maria de Heresto.

Sempre più prossimi alla meta, entriamo nuovamente nel comune di Visso affrontando un’ultima breve salita e finalmente scendiamo verso il centro abitato, punto di partenza e arrivo del nostro emozionante viaggio in bicicletta.