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IL GRANDE ANELLO DI ARQUATA
Published on 4/8/2021 by Regione Marche - Outdoor Team


Il GADA è un tour alla scoperta del comune di Arquata del Tronto e delle sue frazioni, in provincia di Ascoli Piceno.

L’anello di 50 km, suddiviso in 4 tappe, ha fondo per lo più sterrato con un piccolo tratto su asfalto.

La posizione di Arquata, impervia ma bellissima, è unica e le vale il primato europeo dato che sorge tra due Parchi Nazionali: il Parco Nazionale dei Monti Sibillini a nord e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a sud.

La natura dei luoghi è rigogliosa, ricca di boschi di querce, abeti e faggi, inoltre l’altitudine permette la crescita spontanea di molte erbe mediche come la genziana, la valeriana e la belladonna. L’aria salubre e fresca e la bellezza dei paesaggi da secoli la rendono una meta perfetta per le vacanze estive; d’inverno diventa una caratteristica realtà montana con località sciistiche, le note Forca di Presta e Forca Canapine.


Foto Archivio Arquata Potest

Città dalle origini antichissime, sembra sia stata fondata dai Sabini e il suo nome rivelerebbe la sua antica funzione: il termine Arquata deriva da “arx”, ossia rocca, luogo fortificato.

Colpita violentemente dal sisma del 2016, è stata gravemente danneggiata e il centro abitato è chiuso al transito. Nonostante ciò è rimasta intatta la genuinità appenninica di questi luoghi e i paesaggi che da qui si possono ammirare sono di una bellezza mozzafiato.

La forza della montagna scorre dentro le vene delle persone che la abitano, infatti in alcuni paesini sono presenti attività come trattorie e negozi di generi alimentari, ristoranti, bar, farmacie e B&B in cui gli avventori vengono accolti con grandi sorrisi.

La determinazione si esprime anche attraverso un gruppo di volontari che sta attivamente riportando alla luce ciò che il sisma ha provato a oscurare, l’associazione Arquata Potest. Il loro sito presenta in dettaglio le informazioni sulle possibilità che offre il GADA e racconta la storia di chi non ha mai smesso di credere in questa terra, neanche quando ha tremato.


Sulle tracce della Salaria Gallica


Foto Archivio Arquata Potest

Ci troviamo a 920 metri di altitudine in località Pretare, il centro abitato più vicino alla vetta del Monte Vettore, la più alta delle Marche. Siamo nel territorio della catena dei Monti Sibillini, un luogo misterioso e leggendario protetto dalla Sibilla Appenninica e dalle sue ancelle. La leggenda narra che nei giorni di festa le giovani donne lasciassero la caverna in cui vivevano per raggiungere Pretare e divertirsi con gli abitanti del posto. In onore della loro presenza il piatto tipico era ed è tutt’ora la zuppa delle Fate.

Prendiamo una stradina che scende inoltrandosi in un sentiero nel bosco, superiamo le rovine di un antico mulino ormai pericolante e ci lasciamo rapire dalla meravigliosa immagine delle aperture sulla vallata, che ogni tanto incontriamo.

Lungo il cammino ci imbattiamo in una enorme roccia alla cui base sgorga dell’acqua ritenuta miracolosa, siamo al cospetto della Fonte di Sant’Egidio, patrono di Piedilama.

Saliamo lungo la mulattiera che conduce al Colle Forcella e una volta raggiunto il punto più alto ci rendiamo conto della particolarità di queste terre: volgendo lo sguardo a nord veniamo colpiti dalla maestosità del Monte Vettore, il re indiscusso dei Monti Sibillini con i suoi 2476 metri di altezza, e voltandoci verso sud scopriamo il Pizzo di Sevo della catena dei Monti della Laga. Siamo letteralmente avvolti e protetti dal caldo abbraccio delle montagne.


Foto Archivio Arquata Potest

Da qui proseguiamo verso Borgo d’Arquata e ci concediamo una visita alla Chiesa di San Francesco che conserva una copia della Sacra Sindone realizzata nel XVII secolo. Nel corso del 1800 venivano organizzate importanti fiere in cui gli abitanti di Borgo e dei comuni confinanti commerciavano stoffe, cuoi, bestiame, cereali e manufatti.

L’itinerario prosegue nel bosco che ci separa da Trisungo, in questa piccola frazione possiamo notare delle case antiche con delle caratteristiche balconate in legno che non assomigliano affatto alle altre abitazioni della fascia appenninica. In effetti le bufìrie, così sono chiamate gergalmente le balconate, potrebbero essere testimonianza di un’architettura anteriore al 1400 che venne poi abbandonata con la diffusione della scuola lombarda e delle case costruite in pietra.

Un prodotto tipico della zona è la castagna, l’oro bruno di montagna. Il frutto può essere gustato arrosto, lesso, o declinato in varie preparazioni deliziose: farine, marmellate, ravioli.

Passiamo sopra un antico ponte romano e camminiamo per un poco sulla strada asfaltata che ci collega a Faete. Nella piccola frazione troviamo una magnifica chiesetta intitolata alla Madonna della Neve che conserva affreschi del 1400-1500.

Continuiamo il percorso verso Spelonga attraversando un magnifico castagneto secolare e troviamo un punto panoramico che ci mostra Arquata e la sua Rocca che hanno stoicamente resistito al terremoto.


Wild Laga


Foto Archivio Arquata Potest

Raggiunta Spelonga a 950 metri di altitudine, scopriamo che è una frazione ricca di arte, storia e tradizioni vive. Ci sono ancora numerose case del 1500 e la medievale chiesa intitolata a Sant’Agata, che conserva una bandiera molto cara agli abitanti. La tradizione orale tramanda che un centinaio di spelongani parteciparono alla battaglia navale di Lepanto del 1571, riuscirono a impossessarsi di una bandiera turca e la riportarono in paese al loro ritorno. L’evento viene ancora oggi ricordato con la “Festa Bella” di Spelonga che celebra la gloria dell’impresa compiuta quattro secoli fa.

Superiamo anche la chiesetta di Sant’Emidio e proseguiamo per la mulattiera che cambia diventando sempre più larga e lastricata di grosse pietre. Camminiamo nel bosco finché non raggiungiamo un luogo di quiete dove i castagneti secolari abbracciano la chiesa della Madonna dei Santi, un gioiello che sorge a 1128 metri di altitudine.

Il sentiero continua in salita con il Monte Vettore che ci accompagna sullo sfondo, tocchiamo le pendici del Monte Communitore, una vetta della catena dei Monti della Laga, per poi ridiscendere seguendo la segnaletica del Sentiero Italia. Il cammino ci conduce lungo un fosso scavato dal torrente Vargo con prossima destinazione Colle d’Arquata.


Dalla Laga ai Sibillini


Foto Archivio Arquata Potest

Attraversiamo la piazzetta che rappresenta il cuore di Colle e superiamo il centro abitato. Sul percorso troviamo un bivio che si merita la nostra attenzione per la visuale che offre: attorno a noi le vette più alte di Arquata, dal Monte Vettore al Pizzo di Svevo, che ci ricordano la posizione unica che ha il comune che stiamo visitando tra due parchi nazionali.

La segnaletica orizzontale ci conduce all’interno di un bosco e lungo il percorso notiamo dei muretti che risalgono ai tempi in cui la zona era linea di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio.

Il percorso scende fino alla frazione di Grisciano, senza accorgercene neanche siamo in territorio laziale, più precisamente nel comune di Accumoli in provincia di Rieti.

Camminiamo sulla Salaria finché non raggiungiamo un ponte pedonale sul fiume Tronto, dopo averlo attraversato ci troviamo a lasciare il Sentiero Italia e a imboccare il Cammino nelle Terre Mutate che conduce fino a Tufo.

Lasciando il centro abitato inoltriamoci in un tratto boscoso fino a Campi di Sotto, una pianura spettacolare che attraversiamo accompagnati alla nostra destra dal Rio Capodacqua, un affluente del Tronto.

Ci attende il canyon di arenaria della Vena dei Corvi, superato il quale proseguiamo in direzione di Pescara del Tronto.


L’itinerario delle fonti


Foto Archivio Arquata Potest

Da Pescara del Tronto, conosciuta per le sue ricche sorgenti che forniscono acqua ad Ascoli e a gran parte della provincia, il percorso porta a una mulattiera in cui camminiamo circondati dalle tartufaie. L’itinerario richiede consapevolezza e attenzione, soprattutto nei pressi di una paleofrana che apre una panoramica mozzafiato sui Monti della Laga e le frazioni di Faete e Spelonga.

Successivamente ci avviciniamo ad Arquata, ma senza poter raggiungere il centro abitato: dal 2016 l’accesso è vietato e la zona dichiarata rossa per i danni causati dal sisma.

Ripieghiamo quindi in direzione Pretare e sul percorso ci imbattiamo in un’area pic-nic perfetta per fare una sosta in alta quota, siamo a 1000 metri esatti di altitudine; proprio qui vicino si trova una fonte chiamata “la Botte”, era la vecchia sorgente che riforniva di acqua il comune di Arquata.

Mentre ci avviciniamo sempre più al Monte Vettore, il percorso sale fino alla località Picchio 7, dove un balcone naturale regala una splendida vista sulla vallata del Tronto; il suo curioso nome deriva dalla funzione che aveva questo luogo, infatti era un punto di avvistamento antincendi.

L’anello è quasi concluso e con lui il nostro viaggio. Attraversiamo la Pineta di Pretare e, prima di tornare al punto di partenza, concediamoci un’ultima pausa nell’area di sosta la Fornace dove è presente la Fonte del Cappatore.


Foto Archivio Arquata Potest