Facciamo un viaggio nel Piceno percorrendo il terzo dei tre anelli di Ascoli Rebirth.
L’itinerario di 57 km è di media difficoltà ed è sviluppato su strade secondarie asfaltate immerse nella natura che si snodano tra tornanti e salite verso i Monti Sibillini.
Preparate la bici, andiamo a scoprire il cuore magico delle Marche.
Sulla strada delle tradizioni, diretti al cuore delle Marche
Archivio Foto GABA
Il terzo anello parte da Venarotta posizionata tra le valli del fiume Fluvione e del torrente Chiaro, il cui paesaggio circostante è caratterizzato da calanchi provocati dall’erosione dell’acqua.
Non si conosce con certezza la derivazione storica del nome della città: il toponimo suggerisce un collegamento con la dea Venere e un tempietto a lei dedicato, oppure si riferisce alla natura geologica del terreno indicando una frattura sui banchi di roccia.
Di certo un primo nucleo abitato sorse nel VI secolo quando gli ascolani giunsero a fortificare la zona e intorno al 1215 queste terre accolsero San Francesco d’Assisi, che fece visita a diversi conventi francescani tra cui quello di Venarotta.
Le vie della città sono lo scrigno di un antico mestiere che cominciò a prosperare nelle botteghe del Piceno a partire dal Medioevo e non scomparve mai: l’arte del ricamo è custodita dalle abitanti del posto che, con abili movimenti delle mani, intrecciano i fili secondo le più svariate tecniche dando vita a meravigliosi capolavori.
A tavola la tradizione si fa vivere con la polenta e il vino cotto, a quest’ultimo è dedicato un museo in una delle cantine di paese.
Archivio Foto Regione Marche
Riprendiamo a pedalare e a poca distanza incontriamo Palmiano, il più piccolo comune della provincia di Ascoli Piceno, costruito su una dolce collina ricca di boschi e campi coltivati. Le sue origini si devono ai monaci appartenenti all’ordine benedettino dell’abbazia di Farfa, i quali scelsero la zona per costruire un castello nel XV secolo. Dalla terrazza panoramica di Palmiano posiamo lo sguardo sulla splendida vallata del torrente Cinante e scorgiamo le vette dei misteriosi Sibillini.
Spingiamo con determinazione sui pedali per affrontare la salita fino a Comunanza che si sviluppa sulla riva destra dell’Aso e scopriamo le caratteristiche case costruite a picco sul fiume. La zona era già frequentata in epoca romana infatti sono stati rinvenuti resti di antichi stabilimenti termali.
Comunanza ha ricevuto il titolo di “paese della longevità” grazie alla presenza di ultracentenari e in generale di anziani che godono di ottima salute: il benessere deriva da una alimentazione eccellente oltre che dallo stile di vita sano. Una menzione particolare va alla mela rosa dei Sibillini caratterizzata da un’alta resistenza al freddo e agli agenti patogeni, tanto da poter evitare qualsiasi tipo di antiparassitario: una mela genuina al giorno…
Archivio Foto Regione Marche
Proseguiamo addentrandoci nella natura vergine del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, pedalando sempre più su per raggiungere il territorio di Montegallo, che offre un’eccezionale vista panoramica.
I luoghi che percorriamo raccontano un passato in cui la vita era semplice, regolata dai ritmi naturali delle stagioni, basata sulla coltivazione e la pastorizia. La transumanza era un’usanza dei pastori della zona fin dall’epoca romana: in estate le greggi venivano spostate da fondo valle fino ai pascoli di Balzo, per poi ridiscendere nel periodo invernale.
La natura è l’unica padrona di questi spazi, nonostante l’uomo sia riuscito a insediarsi costruendo piccoli borghi.
Il percorso si snoda nell’ambiente incontaminato e passa accanto al Lago di Gerosa, un bacino artificiale alimentato dal fiume Aso. Con le sue piccole spiagge è il luogo perfetto per rilassarsi nella totale quiete, mentre si osserva il territorio consacrato alla Sibilla Appenninica; nei periodi caldi diventa teatro per diverse attività sportive come canoa, vela e pesca.
Siamo a pochissima distanza dalla vetta più alta della zona, il Monte Vettore con i suoi 2476 metri di altezza.
Pedaliamo fino all’altezza di una frazione di Roccafluvione, Pedara, dove sorge la Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano: fu costruita nel XII secolo e fungeva sia da luogo di protezione per la comunità, sia da spazio per contenere le scorte di raccolto.
Spingendoci poco più avanti, ritorniamo ad essere accompagnati dai suoni del fiume Fluvione, sin dall’antichità considerato una preziosa fonte sfruttabile per la produzione di energia pulita. Lo svolgimento di alcune delle attività quotidiane era strettamente legato allo scorrere delle acque: viva testimonianza di questo lavoro sinergico tra uomo e natura è il Mulino Pignoloni che risale al 1629 e si trova ad Arena proprio accanto a una cascata di cui ne sfrutta la forza motrice.
Ci attende l’ultima fermata prima di tornare a Venarotta, raggiungiamo la località Casacagnano dove possiamo ammirare un altro splendido esempio del rapporto tra l’uomo e Madre Terra: un passaggio naturale creatosi dall’incontro tra due massi rocciosi a formare un ponte naturale che anticamente era sfruttato per scendere alla Salaria, il Ponte Nativo.
La visita al territorio di Roccafluvione non può dirsi conclusa se non si assaggia il pregiato tartufo nero coltivato in questa zona, concediamoci dunque quel poco di tempo che basta per lasciare un ricordo indelebile del nostro viaggio.
Archivio Foto Regione Marche
Vuoi fermarti a mangiare e magari anche dormire in zona? Sfoglia la sezione Ospitalità del nostro sito.
Inoltre pensiamo alla tua sicurezza e comodità con i Servizi dedicati e le Guide pronte ad accompagnarti.
Buon Viaggio!