×
menuclose
Chiesa di Sant'Ilario
Tipologia
Sentieri associati:
Località
La chiesa di Sant'Ilario di Ascoli Piceno, attualmente sconsacrata, sorge di fronte al tempietto di Sant'Emidio alle Grotte, nel quartiere di Campo Parignano.
Si tratta di una piccola fabbrica in travertino, a base rettangolare, che non conservava più l'aspetto di una chiesa medioevale, ma piuttosto di una civile abitazione, a seguito delle manomissioni compiute nel tempo. Si ricorda che per un periodo fu adibita a ricovero per animali.
Dal 2018 è sede dell' "Emygdius museum", il museo dedicato al patrono della città di Ascoli, Sant'Emidio.
Storia:
La chiesa fu edificata anteriormente all'anno 1000 utilizzando materiali di epoca romana provenienti da altre strutture. Per lungo tempo si è ritenuto che l'edificio fosse stato costruito nell'anno 1165 poiché su di una parete compare la scritta: “Hoc opus est factum partum Virginis anno Quinto milleno decimo bisterque triceno.” Gli sconosciuti fondatori avviarono la realizzazione dell'edificio sfruttando la presenza di un residuo di muraglia romana costituita da “4 filari di enormi pietre”.
L'edificio religioso appartenne alla Congregazione dei monaci camaldolesi di Santa Croce di Fonte Avellana, che qui risiedettero dal XII secolo. Questi costruirono anche l'annesso ospedale ed ospizio per i pellegrini in transito che giungevano ad Ascoli percorrendo il cammino che conduce a Loreto, detto della via Lauretana, oppure la via dell'Angelo se diretti al Gargano o alla tomba degli Apostoli a Roma.
A seguito della soppressione della congregazione, da parte di San Pio V, l'intero complesso di Sant'Ilario divenne proprietà del seminario vescovile di Ascoli. Dopo l'annessione delle Marche al Regno d'Italia la chiesa divenne di proprietà demaniale e venduta ad un'asta pubblica il 18 aprile 1872.
Architettura:
Dell'originaria costruzione si sono conservate le pareti longitudinali che presentano la muratura composta dai grandi blocchi di travertino. Le zone più alte di questi fianchi sono realizzati in opus incertum e ricoperti da opus reticulatum.
Sia all'interno che all'esterno sono visibili sulle pareti tracce di iscrizioni, bassorilievi e fregi leggibili sulle pietre riutilizzate con scopo conservativo. La chiesa ospitava l'abside semicircolare, che fu poi distrutta, con le pareti aperte da feritoie e finestre.
L'attuale aspetto permette di riconoscere sulla facciata rivolta ad ovest la porta con l'architrave sormontato da una bifora. La facciata si concludeva con una torre mozza.
Gli stipiti delle porte sono stati realizzati riproponendo in utilizzo parti della trabeazione e dello stilobate di opera romana e due frammenti di fregio, con parziale iscrizione, di opera barbarica.
L'ambiente interno della chiesa fu manomesso e suddiviso in due piani con apertura di nuove porte e finestre dalla Congregazione dei monaci camaldolesi di Santa Croce di Fonte Avellana.

Nessun dato inserito
Caricamento mappa...