In una lapide della chiesa di San Paolino, si ha notizia che il gastaldo Volveto volle costruire ivi il suo sepolcro.
Tradotta l’epigrafe dice: “Nel nome di Dio, durante il regno del signore nostro Desiderio, uomo eccellente, re della gente longobarda, nell’anno tredicesimo di sua pietà nel nome di Dio, e parimenti di Adelchi, signor nostro, suo figlio, nell’anno undicesimo del suo felicissimo regno nel nome di Cristo, al tempo di Tasbuno, duca della città di Fermo, nel mese di gennaio nell’indizione ottava, in questo sito, Volvet fece la tomba per sé e per i suoi”. (MOMSEN, C.I.L. IX, n.5463)
La Chiesa di San Paolino conservava nella torre questa lastra calcarea con l’iscrizione, che è stata tolta e portata al museo locale.
L’edificio sacro fu ingrandito con il crescere della cristianità e vi restarono murati, dopo le devastazioni barbariche alcuni pezzi di colonne di marmi spezzati,e di capitelli ben elaborati, come si legge in un inventario del 1727 quando c’erano delle case aderenti alla chiesa stessa.
L’antica chiesa collinare di San Paolino oltre al segno distintivo del sepolcro di Volveto ha altri due segni importanti da capire, uno nella ubicazione in altura, tipica del medioevo, un altro nelle più antiche opere di scultura che l’adornano.
I Romani avevano stabilito il municipio nelle Piane, avevano costruito anche ville sparse ed una di queste era stabilita nelle terre attorno a San Paolino, nel ripiano della collina, detto Piagge presso la strada che scende verso il Tenna. Vicina alla villa romana, esisteva l’edicola (piccola sede) per riporre le ceneri con le lapidi dei padroni defunti. Questa edicola, cadente per le devastazioni barbariche, rimase come spazio sacrale e fu utilizzata, con piena legalità, dalla comunità dei primi cristiani faleronesi, come loro piccola chiesa, ingrandita nei secoli.
Nella parete sinistra di questa chiesa fu trovata murata una lapide con i nomi degli imperatori augusti Flavio Valerio Severo e Galerio Massimino, segno del riconosciuto dominio romano nell’antica villa.